La Città murata
Castelfranco Veneto deve il proprio nome al castello ‘franco' (esente) da imposte per i suoi primi abitanti-difensori. Il possente quadrato di mattoni rossi è stato eretto sopra un preesistente terrapieno, tra la fine del XII e primi decenni del XIII secolo, dal Comune medievale di Treviso, a presidio del turbolento confine verso le terre padovane e vicentine.
Città murata per sua stessa definizione, conserva quasi integralmente la cinta muraria alta circa 17 metri, lunga circa 230 per lato, le torri che si innalzano ai quattro angoli e nei due punti mediani. Il governo di Ezzelino III da Romano nella metà del ’200, la dominazione veneziana, il breve periodo carrarese - di cui rimane lo stemma con il carro a quattro ruote ancora visibile sotto la volta della torre civica – la guerra di Cambrai: tutte queste vicende storiche hanno lasciato il loro segno indelebile e oggi il castello, sfuggito alla demolizione nell’Ottocento, è diventato il simbolo della città.
Città di commerci fin dall'origine, Castelfranco lega indissolubilmente la sua storia alla strategica posizione nel Veneto centrale, tappa obbligata tra Venezia, la Germania e le Fiandre, tra l'Europa occidentale e le pianure dell'Est. Patria di uomini di scienza (Jacopo, Giordano e Vincenzo Riccati), di architetti (Francesco Maria Preti) e musicisti (Agostino Steffani), Castelfranco Veneto è universalmente nota per aver dato i natali a una delle figure più straordinarie ed enigmatiche della storia della pittura: Giorgione.
Accanto e direttamente collegato al Museo Casa Giorgione, il Duomo di S. Maria Assunta e S. Liberale, progettato da Francesco Maria Preti nel 1723, custodisce la celeberrima Pala del Giorgione. L'edificio, che riassume le teorie rivoluzionarie dell’architetto, in primis la media armonica proporzionale, è ricco di opere d’arte, tra cui la Discesa di Cristo al Limbo di Giovanni Battista Ponchini e il Martirio di San Sebastiano di Palma il Giovane. Nella Sacrestia si possono ammirare 7 frammenti degli affreschi che il Veronese aveva realizzato per villa Soranza di Treville, demolita ad inizio ‘800, ovvero la Temperanza, la Giustizia, il Tempo e la Fama dipinte sul soffitto, e alcuni ovali con putti alati. Inoltre, tra le opere più significative la Cena in Emmaus e la Consacrazione Vescovile di S. Nicolò di Paolo Piazza, la Presentazione al Tempio di Palma il Giovane e un San Rocco ai piedi della Vergine con Bambino attribuito a Jacopo da Ponte detto il Bassano.
Passeggiando tra i vicoli e le piazzette dentro le mura, eleganti palazzi e antiche dimore testimoniano un passato ricco di storia. Tra i siti di maggior interesse il Teatro Accademico, anche questo progettato nel 1746 da F. M. Preti, il Palazzo del Monte di Pietà, oggi sede della Biblioteca Comunale, il Conservatorio A. Steffani e Casa Costanzo, abitata da Tuzio Costanzo, committente della Pala di Giorgione, venuto da Cipro a Castelfranco nel 1475.
Fuori le mura si apre la scenografica Piazza Giorgione, già Piazza del Mercato, con il Paveion o Loggia dei grani (1603) vecchia sede di attività di contrattazione mercantile, e la schiera di eleganti palazzi affrescati che si susseguono elegantemente lungo tutto il Corso XXIX Aprile.
Al XVIII secolo risalgono la Chiesa e il Convento di San Giacomo e il Palazzetto Preti, unica parte costruita dell’incompiuto Ospedale progettato dall’architetto castellano ed oggi sede di mostre ed eventi. Nel Borgo di Treviso sorge l’imponente Villa Revedin-Bolasco eretta in stile neo-rinascimentale tra il 1852 e il 1865 su progetto dell’architetto Giambattista Meduna, circondato da uno dei giardini romantici, o all’inglese, più importanti del Veneto.
Le eleganti boutique del centro storico sono spesso il preludio di un piacevole incontro con uno dei ristoranti tipici e delle osterie della città, dove si gusta la cucina tipica del territorio, spesso rivisitata da eccellenti chef che accompagnano le delizie della Castellana ai migliori vini delle due DOC tevigiane: Montello-Colli Asolani e Valdobbiadene-Conegliano. Re della tavola è il Radicchio Variegato di Castelfranco, conosciuto anche come il fiore che si mangia, che fa la sua comparsa nei mesi invernali e domina il menù, dall’antipasto al dolce, fino alla grappa digestiva.